Di David

La scuola è da sempre il perno fondamentale della conoscenza di base di ogni individuo.Dà consapevolezza di sé e del mondo ai giovani, rappresenta un punto di partenza per il futuro. In poche parole è uno dei fondamenti dell’Italia e del mondo intero e, come tutte le cose importanti, richiede il suo impegno.

Una parte fondamentale del sistema scolastico è il metodo di valutazione che analizza il rendimento nelle materie scolastiche degli studenti tramite un giudizio che, in base al proprio impegno nello studio, può essere positivo o negativo.

Quindi non deve sorprendere che la stupidità della società mainstream, da sempre contro ogni forma di giudizio potenzialmente negativa, si sia questa volta accanita contro le valutazioni scolastiche delle scuole primarie perché ritenuta alla base della demotivazione scolastica, portando l’educazione a risolversi in una passiva frequentazione. In parole povere, se un bambino svolge male il suo compito, non glielo si può comunicare tramite l’insufficienza, perché lo demoralizzerebbe.

Quindi, stando alle disposizioni dell’Ordinanza N° 172 del 4 dicembre 2020, le valutazioni periodiche e finali vengono sostituite da giudizi descrittivi, i quali sono:

a) In via di prima acquisizione

b) Base

c) Intermedio

d) Avanzato

Tralasciando ora la definizione di ogni punto, che di fatto è simile per tutte, è chiaro che le valutazioni così vanno appiattendosi, eliminando le eccellenze e le insufficienze, eliminando quell’eterogeneità che caratterizza ogni classe.

Forse può sembrare l’ennesima sparata senza senso del MIUR come nel caso dei banchi a rotelle, ma, andando ad analizzare cose come il movimento Black Lives Matter e la loro caccia alle streghe o il revisionismo storico di Netflix, appare chiaro che è solo un’altra operazione con di base lo stesso ragionamento: il buonismo.

Nessuno sta negando l’uso sbagliato che spesso gli insegnanti fanno dei i voti, usandoli spesso come armi intimidatorie, o che ciascuno di noi è più di una sufficienza o di un ottimo, ma è chiaro l’effetto di appiattimento collettivo, di omogeneità. Non sono ammessi studenti meno bravi ma non sono ammessi nemmeno gli studenti più bravi che con la loro condotta potrebbero offendere i meno bravi, sono preferibili solo studenti.

Appare quindi chiara la similitudine con la Neolingua di George Orwell dove, dietro a motivi apparentemente più o meno giusti, si va a cambiare il modo di esprimersi. Sì perché, come aveva intuito lo scrittore britannico, la psicologia umana si cambia con la lingua. Parallelamente a quanto scritto in “1984”, perché avere il voto “eccellente” quando si può avere il termine “avanzato” e perché avere “insufficiente” quando si ha “in via di prima acquisizione”? Dunque concludiamo con una domanda proiettata verso il futuro: “Si potrà mai avere uno studente bravo quando il concetto stesso di bravura è stato abolito?”