ULTIMO REDUCE AQUILANO DELLA REPUBBLICA SOCIALE ITALIANA
di Saturno
Domenico Silvestri, aquilano nato nel 1925, nel ‘42 si arruolò volontario in piena seconda guerra mondiale a soli 17 anni, fu incorporato nella milizia contraerea e mandato in Calabria; lì vi rimase fino ai drammatici misfatti del 25 luglio e dell’8 settembre ‘43.
Silvestri, dopo l’Armistizio di Cassibile, tornò quindi nella sua casa all’Aquila, ma appena saputo della liberazione di Mussolini avvenuta il 12 settembre dello stesso anno, si arruolò immediatamente nella 130ᵃ Legione L’Aquila della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale (MVSN) con sede nell’omonima città.
Ma la “vita di guarnigione” non faceva per lui, il richiamo dell’azione era troppo forte e come sentì che a Teramo era dislocato un Battaglione M (il btg. IX Settembre) operativo, corse ad arruolarsi in quella unità. Tale unità era inquadrata nella Divisione tedesca Brandenburg (all’epoca ancora della Wehrmacht), composta da “unità speciali” (i Brandenburger sono stati l’equivalente tedesco dei commando inglesi). Egli, inquadrato in tale unità, partecipo alla battaglia dello sbarco di Anzio sul fronte di Nettunia e subito dopo venne mandato sul fronte di Ortona (in Provincia di Chieti).
Dopo aver cercato di sbarrare il passo agli invasori inglesi, il btg. IX Settembre fu utilizzano in operazioni anti-partigiane in diverse parti d’Italia: Marche, Liguria, Emilia-Romagna e Valle d’Aosta.
Alla fine del novembre ‘44, il Battaglione IX Settembre venne poi impiegato a difesa dell’Europa dall’avanzata dell’orda sovietica sul fronte dell’est. Nella precisione fu dislocato in Prussia orientale, nella zona dei Laghi Masuri, con un viaggio che dall’Italia durò 25 giorni. Lì il battaglione fu addestrato all’uso del panzerfaust (lanciagranate tedesco per uso anticarro) e di nuove tecniche di combattimento anticarro, dopodiché fu impiegato per combattere le unità corazzate sovietiche coprendosi di gloria e ricevendo complimenti dal Colonnello Schulte-Herthaus, comandante della Brandeburg, e dal Maggiore Jahmann. Il 4 gennaio ‘45 fu approvato il rientro in Italia del battaglione.
Rientrato in Italia, il battaglione fu impiegato fino all’ultimo in azioni anti-guerriglia contro i partigiani nel nord Italia. Con l’avvicinarsi della fine, i legionari del btg. IX Settembre cercarono di seguire i tedeschi in ritirata verso l’Austria, ma gli fu sbarrato il passo dai partigiani. Coloro che si arresero (circa 200) fecero una fine orrenda: vennero per lo più tutti trucidati dai partigiani.
Silvestri all’epoca si trovava nella zona di Vittorio Veneto (Provincia di Treviso). Nonostante il locale CLN concordò la resa di Domenico, i partigiani non la rispettarono. Ma lui fu più fortunato dei sui camerati fucilati, in quanto subì “solo” un pestaggio da parte dei partigiani (pestaggio a cui si unì anche un sacerdote), ma poi venne salvato dalla fucilazione sommaria grazie all’intervento di unità britanniche che allontanarono i collaborazionisti partigiani.
Fu così che poi iniziò il suo via vai nei vari campi di concentramento anglo-americani, fra i quali quello di Afragola (Napoli). Alla fine fu liberato dalla sua prigionia.
L’avventurosa storia di Domenico Silvestri, detto “Mimino”, ultimo reduce aquilano della Repubblica Sociale Italiana, si conclude circa un mese fa a L’Aquila. Il 16 dicembre 2020 si spegne all’età di 95 anni. Sarà ricordato per sempre con affetto da chi ha avuto la fortuna di poterlo conoscere e un grande esempio anche per i più giovani che forse questa fortuna non l’hanno avuta.
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