Di Jen

Oggi più che mai, alla luce della peculiare situazione che stiamo vivendo arde lo scontro tra pro e no vax, uno scontro tra estremisti che non porta a nessuna conclusione degna di essere chiamata tale. Lo scenario, lo sappiamo, è quello di un mondo scombussolato da un virus in cui si dimostra l’inconsistenza di entrambe le posizioni.

I no-vax, già prima della pandemia in corso, giocavano un ruolo importante nell’ arena delle correnti di pensiero di questo secolo; non riconoscibili per una laurea conseguita in ambito scientifico ma per le colorite posizioni espresse sui social, opponendo ad argomentazioni scientifiche sul perché è giusto tutelare la salute della popolazione delle motivazioni di carattere religioso e di complottismo economico e non.

L’antivaccinismo, però, rappresenta una piaga tanto grande quanto chi del vaccino ne fa una malattia favorendo chi è interessato solo a trarne profitti. Infatti anche nel mondo degli estremisti pro vax non è tutto oro ciò che luccica.

La questione è semplice di primo acchito e sembrerebbe presentare una possibilità di lettura univoca: saper distinguere l’utile dal futile e agire per la tutela del cittadino nella direzione in cui si hanno degli obblighi ma non si viva una dittatura sanitaria in cui comandano le case farmaceutiche. Tradotto in termini più pratici alcuni vaccini sono necessari, altrimenti vivremmo ancora nell’epoca delle malattie epidemiologiche; ma troppe volte siamo sotto lo scacco di chi, per il proprio tornaconto personale, ci induce ad iniettare sieri non troppo sicuri, come nel caso del vaccino anti Covid-19 che più che una soluzione ad una pandemia globale sembrerebbe essere una trovata pubblicitaria.

Nessuna simpatia quindi per il v-day e i furgoncini che fanno km solo per consegnare le dosi, di un vaccino non sicuro, prematuro che si basa sul solo scopo di lucro delle case farmaceutiche, un vaccino che non basta e viene enfatizzato solo per coprire quanto in realtà la situazione si stia aggravando su fronti diversi: da quello sanitario si estende infatti a quello economico e sociale. Ad essere sbagliata non è quindi la somministrazione di un vaccino come logica conseguenza della diffusone di una malattia epidemiologia ma i tempi, i modi, la poca chiarezza e il fatto che si usi un medicinale come slogan di un successo che in realtà non è tale. Insuccesso, incapacità e inettitudine sono queste le parole che meglio tracciano i contorni della gestione pandemica.

Bisogna ammettere però che l’altra faccia della medaglia (quella no-vax), pur cercando di mantenere l’imparzialità che un’analisi richiede, non può che risultare più grottesca e ridicola: nel 2021 non dovrebbe essere accettabile che a fondamento di un movimento che dibatte su una questione così importante ci siano le tesi lette su Facebook. Si dovrebbe essere consapevoli che la scienza ha avuto un’evoluzione tale da poter essere considerata immune alle teorie complottiste sul controllo delle menti, purtroppo però bisogna anche riconoscere che non sempre lo è dalle mere logiche di mercato e che non esiste un vero codice etico che salvaguardi quelli che dovrebbero essere i reali interessi umanitari della ricerca scientifica.

Quello che è interessante notare è che questi sedicenti no vax non portino quasi mai avanti posizioni critiche sostenute da studi scientifici preferendo quelle basate sulla “demagogia”. La ragione che però gli conferisce tutto questo spazio nell’arena delle opinioni è l’estrema democratizzazione del pensiero che viene permessa dai social, probabilmente l’inevitabile prezzo da pagare per le enormi potenzialità che offre internet.

La sanità rientra quindi nella sfera privata? Sì, ma la tutela di tutti ha più valore delle polemiche che così poste risultano assolutamente sterili e non centrano il reale punto nel dibattito. Potrebbero avere un senso se ci fosse veramente in vigore una dittatura sanitaria, ma è ormai evidente invece che la situazione che viviamo oggi è solo totale incompetenza politica a fronte di un’emergenza che probabilmente non esisterebbe se l’eccellenza della nostra sanità pubblica non fosse stata decimata dai tagli negli anni “perché ce lo chiede l’europa”.

Alla luce di quanto detto, quindi,è chiaro quanto di base rimanga un dibattito tra sordi: una posizione irremovibilmente no vax è assurda perché non ci sono delle effettive basi scientifiche o logiche per rifiutare in toto la campagna vaccinale ma d’altra parte è comprensibile come possano nascere movimenti di questo genere se troviamo uno stato assolutamente non chiaro sulle regole della profilassi antivirale e gli ultras del vaccino che vaccinerebbero pure le zucchine, facendo così apparire la sanità pubblica come esclusivamente governata da logiche di mercato piuttosto che da un sentimento di bene comune.