Di Leonardo

Il nuovo anno nella regione del Donbass si apre come quelli precedenti: scontri e terrore.

Per chi  ha passato gli ultimi anni in una grotta e ancora non lo sapesse: in Ucraina a partire dal 2014 si sta combattendo una guerra civile dove da una parte si trovano i separatisti sostenuti ampiamente dalla Russia e dall’altra le forze governative ucraine con supporto da parte della NATO.

La guerra civile iniziò a seguito di diverse proteste da parte dei cittadini sostenitori del governo russo. In particolare, nella città di Donec’k i manifestanti occuparono la sede dell’“Amministrazione Statale Regionale”, richiedendo al governo di organizzare un referendum per far decidere ai cittadini se restare in Ucraina o, in alternativa, ottenere l’indipendenza, oppure essere annessi dalla Federazione Russia. La risposta fu ovviamente un rifiuto e questo portò i cittadini a dichiarare la nascita della repubblica popolare di Donec’k.

Allo stesso modo si svolse il processo che portò alla creazione della repubblica di Luhans’k, con la sola differenza che, sta volta, i manifestanti furono cacciati dall’edificio amministrativo e dovettero riunirsi quindi all’esterno; le richieste dei rivoltosi di Luhans’k furono le stesse di Donec’k ma anche in questo caso il governo Ucraino si rifiutò di accettare le condizioni.

Iniziò un’escalation di azioni e reazioni violente da parte di entrambi, che arrivarono al loro culmine con l’imposizione di Igor Girkin come “Comandante Supremo” della repubblica di Donec’k. È infatti, da questo momento che si può parlare di vera e propria guerra civile, una guerra dove entrambi gli schieramenti non hanno avuto nessun tipo di rispetto verso il proprio avversario. 

Non sono pochi, infatti, i video pubblicati addirittura online sulle atrocità commesse nei confronti dei prigionieri, sia da parte delle truppe filo-governative sia da quelle filo-russe.

Il conflitto è così andato avanti per sei lunghi anni quasi ininterrottamente causando pesanti perdite per entrambe le fazioni, ma il 2020 sembrava aver segnato una svolta in questo scontro di logoramento in quanto fino a dicembre, a seguito di un “cessate-il-fuoco permanente e complessivo”, entrato in vigore il 27 luglio, non si erano registrati scontri se non piccole schermaglie.

Chi abbia spezzato questa relativa pace non ci è dato a sapere, com’è consuetudine entrambi si accusano a vicenda e l’unica cosa certa di questa situazione è che i bombardamenti hanno ripreso a martellare pesantemente sul confine.

A colpire particolarmente della situazione in Ucraina, però, è il silenzio generale dei media a riguardo… com’è possibile che uno scontro che sta avvenendo sul suolo europeo e che influisce sulla vita di decine di migliaia di persone non abbia attenzione costante?

Ha dell’incredibile come oggi la maggioranza delle persone in Italia, leggendo un giornale, siano più informato sulla vita privata di qualche influencer, ma non abbiano minimamente idea di quello che gli sta accadendo sotto il naso.

Il fattore di disinteressamento generale ad uno scontro così vicino è assurdo, ma la colpa non può essere ricondotta esclusivamente dell’“Italiano medio”, sono infatti anche i proprietari dei mezzi d’informazione ad essere grandi complici in questo ridicolo silenzio.

In definitiva, ci auguriamo soltanto che questo scontro fratricida possa finire il prima possibile e che finalmente i media la smettano di individuare conflitti di serie A e di serie B.