Di Moro
Risuona in questo momento un inquietante notizia: nel Massachusetts una scuola superiore ha eliminato l’Odissea di Omero dai suoi programmi scolastici. La notizia di altre scuole che vi si stanno associando è scontata, tanto che ha definitivamente preso piede l’etichetta #DisruptTexts, distruggi i testi, quei classici che non stanno più al passo del progresso, censura quegli autori che oggi altro non sono altro che “maschi bianchi”, e che quindi non sono razzialmente adatti alla cultura che vuole imporsi in questi anni. Un fatto che riporta alla mente un capolavoro della letteratura anglo-americana: Farenheit 451.
Chi, infatti, più di altri ci aveva visto lungo sul presente è proprio Ray Bradbury, che nel suo Farenheit 451 scriveva questo: “Ecco la situazione, Montag: non è stata un’imposizione del governo, non c’è stato nessun editto, nessuna dichiarazione o censura, almeno all’inizio. Tecnologia, sfruttamento economico delle masse e pressione delle minoranze, ecco le vere cause. Oggi, grazie a questo, puoi essere felice a tutte le ore”. – È il ritratto di una civiltà distopica, viziata, dove individui indifferenti riempiono il loro vuoto interiore con un falso impegno civico. Una società dove “dobbiamo essere tutti uguali: non tutti nati liberi e uguali, come dice la Costituzione, ma resi uguali”.
E infatti, quale motivazione è stata data per l’esclusione di Omero dai programmi? Omero sarebbe razzista e sessista e l’Odissea sarebbe l’ennesima creatura della cultura xeno-fascio-razzo-patriarcale. Il che fa rimbombare ancora una volta le parole di Bradbury: “Alla gente non piace il piccolo negretto Sambo e quindi lo bruciamo. I bianchi provano un certo disagio a leggere La capanna dello Zio Tom e noi la bruciamo. […] Serenità, Montag, pace.”
Tralasciando il fatto che oggi non si escluderebbe niente solo perché non piace ai bianchi, la vera “feccia della terra”, il concetto è presto colto: la via per l’omologazione passa per l’assoluta mancanza di conflitti. Ciò che offende non deve esistere, perché mina le finalità dell’enorme totalitarismo del sorriso, dove la leviatanica massa esige che tutti concordino con un principio di pace e uguaglianza che è estraneo all’epopea omerica.
“Con Omero, la gloria, la fama acquisita nell’ambiente competente dei coraggiosi, è la misura oggettiva del valore. L’eroe omerico, come il greco nel suo esempio, è veramente felice solo se si afferma, si sente distinto e superiore.” – si apre con questa citazione la canzone “Aristocrasse” dei Peste Noire.
Questa è la spiegazione di ciò che infastidisce i seguaci di quella che Nietzsche chiamerebbe “Morale del Risentimento”. Gente che vorrebbe livellare la società in una massa di “Liberi e Uguali” – non ci addentriamo in questa denominazione, ma il caso non esiste – non può che rifiutare tutto ciò che vuole imporsi come grande ed eroico.
E infatti su cosa si basa l’ideologia iconoclasta di questa sinistra? Sull’annullamento delle differenze, sulla cancellazione di tutto ciò che può porsi a rappresentante di una cultura che fa del valore individuale un orizzonte. Eliminare ciò che supera la massa: questo il principio, ci dice Nietzsche, delle culture come quella odierna. Tutto ciò porta a una società che distrugge e censura, che biasima e odia e che, paradossalmente, si pone in realtà come difensore di una visione del mondo libera, tollerante e compassionevole.
Ora taluni censurano i libri e ne riscrivono, con patetiche serie TV, le storie. Ma quanto ci vorrà prima che questo movimento inizi a bruciare i testi? Già nascono indici dei libri da cancellare (Cancel Culture), già si abbattono statue, si escludono personaggi dall’insegnamento e si riscrive la Storia (come in 1984). Il timore è che tra patentini editoriali e politicamente corretto si riproporrà una situazione di assoluto dogmatismo culturale. Il che già non è estraneo alla moderna visione del mondo.
Qual è quindi l’alternativa? La via del rivoluzionario ce la indica lo stesso Bradbury: non smettere di leggere, di chiedersi “non i come ma i perché”, non smettere di essere in conflitto con l’opinione di una maggioranza sempre più isterica. Si dovrà arrivare a impersonificare i libri se necessario, come Montag alla fine di Farenheit 451. Si dovrà difendere a ranghi serrati la cultura, la civiltà occidentale che con Omero viene messa per iscritto e nella sua visione viene tramandata a generazioni di greci e, non di meno, a millenni di bellezza ed eroismo incarnati dalla più audace delle civiltà: quella europea.
“Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” dice Odisseo nell’Inferno dantesco. Con questo verso di sublime portata apriamo il 2021, inneggiando alla resistenza culturale.
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