ALLA CONQUISTA DEI CIELI

Di Luca

Amelia Earhart, Charles Lindberg ed i fratelli Wright eccoli qua i volti della aviazione più noti al mondo, cos’hanno in comune? Appartengono tutti al panorama americano e proprio per questo sono divenute icone dell’immaginario mondiale dei pionieri ed eroi dei cieli.

Dobbiamo ricordare però che durante i primi anni d’oro dell’aviazione furono proprio gli italiani, la loro tecnica e la loro intraprendenza a dare un contributo fondamentale a questo nuovo settore sviluppando nuove tecnologie ed infrangendo numerosi record.

Già nell’800 quando le uniche macchine volanti erano aerostati (ovvero palloni colmi di aria calda, meno densa dell’aria esterna, che volano sfruttando la spinta di Archimede) appassionato dallo studio della “novella parte della fisica” Pasquale Andreoli il 22 agosto 1808 compiva il primo volo in Italia a scopo esclusivamente scientifico raggiungendo l’incredibile altitudine di 8300m stabilendo un record che rimase imbattuto sino alla fine del ‘900.

Altro personaggio degno di nota fu Giulio Douhet, teorico della guerra aerea e primo ad applicarla, con il bombardamento aereo di alcune postazione ad Ain Zara nel 1911 durante la guerra Italo-turca. I suoi testi sulla dottrina di impiego degli aeroplani da guerra ispirarono tutto il mondo, in particolare il padre della U.S. Air Force, Billy Mitchell.

In seguito all’intervento nella grande guerra i piloti italiani danno prova di grande coraggio, abilità e cavalleria nei cieli ed il mondo conoscerà eroi quali Francesco Baracca.

La vera svolta arrivò però durante gli anni ’20.

Fu proprio il Fascismo a far trionfare gli italiani nei cieli, dando al mondo aeronautico una grande importanza tanto che il 28 marzo del 1923, a soli 5 mesi dalla marcia su Roma, per volere di Mussolini nacque la Regia Aeronautica e nel 1925 venne istituito il ministero dell’aeronautica con il compito di amministrare l’aviazione sia civile che militare.

In tutta la penisola crebbero rapidamente le aziende aeronautiche mettendo il settore in fermento, specialmente dal lato civile, i progressi furono molto rapidi e le prestazioni degli aeroplani superarono di molto le aspettative.

Con Italo Balbo alla guida del ministero, poi, vennero istituite la scuola di alta velocità, la scuola di navigazione aerea di alto mare ed il reparto alta quota. Strutture volte allo studio ed al perfezionamento dei velivoli, oltre che alla specializzazione dei piloti, con il principale scopo di conquistare primati mondiali.

In quei luoghi l’ardire dei collaudatori e la tecnica dei migliori ingegneri italiani si incontravano per superare ogni ostacolo, ogni limite che il cielo offriva all’uomo.

Fu così che il 23 ottobre del 1934 Francesco Agello batté il suo stesso record già eccezionale e raggiunse con il suo idrovolante Macchi MC72 la velocità di 709,202 km/h (record tuttora imbattuto nella categoria degli idrocorsa, bisognerà attendere il 1939 affinché il primato ritorni agli aerei di terra con il tedesco Heinkel HE 100 – n.d.r.) aggiudicando nuovamente all’Italia l’ambita Coppa Schneider.

 In seguito, fu sempre l’italiano Mario Pezzi dentro il suo scafandro per il volo stratosferico, nel 1938, a raggiungere la quota di 17.083m di altezza, quota che non fu mai eguagliata da nessun aereo di quella categoria.

Non mancarono poi i primati femminili, infatti, l’aviatrice Carina Negrone ne conquistò ben 8. Ad esempio, nel 1935 con un giaccone riscaldato molto rudimentale ed una bombola di ossigeno raggiunse la strabiliante quota di 12.043m stabilendo il record femminile di quota con un velivolo ad elica rimasto tutt’ora imbattuto.

Numerosi furono i piloti partiti dalla penisola alla volta del mondo in cerca di primati. Limiti non ce n’erano nella neonata disciplina del volo, era il momento dei grandi raid aerei.

Da Roma a Tokyo con Arturo Ferrarin, da Roma a mosca lungo il circuito baltico ed il primato di distanza orizzontale in idrovolante senza scali. Così l’ala d’Italia stendeva la sua ombra sui mari e sulle terre di tutto mondo lasciando un segno indelebile del coraggio e dell’ audacia di quelle giovani aquile tricolore che per la prima volta spiegarono le ali.