L’ULTIMO LIBRO DI SCIANCA FORNISCE L’ESEMPIO
di Bologna
Dalle classi dei licei alle aule universitarie, le figure dei professori di Filosofia raramente riescono a suscitare una giovanile passione irruente per la materia. Salvo poche e virtuose eccezioni, troviamo nei ruoli di formazione dei “mestieranti” dell’insegnamento più che dei soggetti realmente invischiati nel dibattito filosofico moderno. Ne esce un quadro della ricerca del “Amore per la Sapienza” totalmente freddo, vuoto ed invecchiato, che fa più pensare al filosofo come un barboso gobbetto sui libri alla ricerca di un qualcosa di estraneo, astratto, rarefatto.
Nel suo ultimo lavoro “Mussolini e la Filosofia” invece, Adriano Scianca riesce a tracciare un quadro fedele della (per nulla scontata) passione del Duce per il dibattito filosofico del suo tempo.
Nonostante spesso si tenda a dimenticarlo, il Mussolini politico nasce nelle irruenti scuole del Socialismo più oltranzista, ed è innanzi tutto studioso quindi di Marx e delle varie dottrine di pensiero ad egli legate. L’irruenza del giovane di Predappio tuttavia non si può accontentare di una visione puramente materialistica ed egualitaria dell’Essere e si lascia cadere tra le braccia di una ben più seducente visione Elitaria, ben rappresentata da Nietzsche e della sua teoria superomistica. Il Mussolini socialista inizia ad essere consapevole che anche nell’uguaglianza del proletariato ci debba essere una guida, una ‘Aristocrazia’ della rivoluzione, che domini i bassi impulsi della massa più debole. Inizia qui uno dei percorsi politici più originali del ventesimo secolo (e che quel secolo segnerà profondamente), che porterà all’allontanamento dal Marxismo e alla creazione di un nuovo ‘Essere’, un Essere dalla visione più spirituale ed aristocratica che troverà esternazione solo dopo la Grande Guerra.
Il libro, edito da poche settimane da Altaforte, segue dettagliatamente con l’ausilio di numerosi fonti e note il percorso di vita del fondatore del Fascismo, analizzandolo dal punto di vista del suo profondo interesse per la filosofia e per le varie dottrine di pensiero che hanno caratterizzato il suo periodo storico. Insomma, il Duce non solo era un famoso giornalista, non solo era pienamente inserito nel dibattito intellettuale del suo tempo, ma era addirittura un affascinato appassionato e seguace dei pensatori: un bello schiaffone a tutti coloro che dicono che “il Fascismo si cura leggendo”.
Dall’analisi fatta da Scianca su Mussolini, emerge una visione della filosofia totalmente estranea alla pura e semplice discussione accademica: la filosofia ha il suo cuore nella praxis, ossia l’azione e per citare lo stesso Mussolini (ancora socialista): “[…] Solamente ci auguriamo che il partito nostro ritorni ai suoi antichi metodi di lotta, incalzi con una combattività implacabile i poteri costituiti senza mai discendere – in barba ai deliberati di congressi – a patti e a mercature.”
Ve lo immaginate il vostro prof di filosofia pronunciare infuocato un simile discorso e finire in galera per le proprie idee? – Io, ripensando a quelli avuti, proprio no!
Dall’innamoramento per Nietzsche allo studio di Platone, Scianca ci permette di conoscere meglio un aspetto nascosto (per chi non sa dove cercare) di quello che fu sicuramente uno dei personaggi storici più significativi dell’era moderna, le tracce del cui operato perdurano tutt’oggi nella memoria degli Italiani, favorevoli o contrari ad esso.
“Mussolini e la Filosofia” è un saggio sicuramente più fruibile da chi già ha dimestichezza con la materia e con i grandi nomi in esso citati, ma nel complesso si dimostra fruibile e alla portata di tutti coloro che vogliano dedicarsi alla lettura. – Da giovane lettore, posso dire che ben pochi testi sono in grado di conciliare la voglia di “casino” e ribellione doverosa nella nostra età con lo studio di una disciplina tanto nobile ed elevata.
Scianca ci riesce alla perfezione sulle tracce del gigante del Ventesimo secolo. Lettura sicuramente approvata!
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