Di Andrea
Il colosso dei social media Facebook si trova ancora una volta al centro delle polemiche. Una coalizione composta da 48 stati Usa e dalla Federal Trade Commission (agenzia governativa con il compito di promuovere la tutela dei consumatori), guidata dal procuratore generale di New York, ha lanciato due cause antitrust contro la multinazionale di Mark Zuckerberg. Le accuse mosse sono quelle di svolgere pratiche anticoncorrenziali e di utilizzare sistematicamente operazioni per eliminare ogni minaccia al proprio monopolio.
Nel mirino dell’accusa ci sarebbero in particolare le acquisizioni da parte della casa di Menlo Park di due concorrenti principali: Instagram e Whatsapp, comprate rispettivamente per un miliardo di dollari del 2012 e per 19 miliardi nel 2014.
Queste accuse si muovono a poca distanza da un’altra causa simile intentata contro Google dal Dipartimento di Giustizia Usa con 11 stati. Forse per la prima volta un organo governativo di uno stato sovrano si oppone in modo così potente contro l’impero di Zuckerberg, denunciando in parte alcuni aspetti del suo operato.
Per intenderci meglio: queste accuse sono mosse sempre all’interno di un contesto economico ben preciso e portate avanti da uno degli stati paladini del neoliberismo globalista, lungi da me esaltare gli Stati Uniti d’America come portatori di istanze alternative a questo modello, stiamo parlando di contrasti tra potenze portatrici degli stessi valori, ma questo potrebbe comunque rivelarsi un evento storico e di ampia portata che potrebbe ledere di molto il potere di Facebook, determinando possibili cessioni da parte della stessa azienda e tutto ciò che potrebbe derivarne.
Facebook ha oltre due miliardi di utenti, un amministratore delegato con un patrimonio che raggiunge quasi i 90 miliardi di dollari, più di 100 lingue utilizzate e addirittura una propria criptovaluta.
Un vero e proprio stato virtuale, una “community” che sempre più frequentemente si erge al di sopra degli stati sovrani, determinando e influenzando con la propria potenza mediatica le scelte dei singoli governi e come denunciato più volte imponendo una forma unica di pensiero tramite le famigerate condizioni d’uso, eliminando ogni possibile alternativa ad un sistema economico-finanziario speculativo e ad un’ideologia liberal e globalista di cui si fa principale portatore, con l’obbiettivo di creare una società atomizzata di consumatori-utenti.
Opera come un’entità sovrastatale con le proprie leggi e i propri valori imposti a livello mondiale in modo autoritario (come testimoniano le sempre presenti censure e blocchi di utenti privati e pagine pubbliche). Recentemente i vertici del social network hanno affermato che elimineranno ogni inserzione o pensiero che non si esprima completamente a favore del vaccino anticovid19, colpendo così non solo le inutili campagne noVax o negazioniste covid ma chiunque non sia allineato alla narrazione dominante.
Bisognerebbe ricordare a tutti i governi sovrani, che un ente privato non può agire così liberamente e impunemente, e questo potrebbe sicuramente rappresentare un buon passo in avanti.
Contrastare Facebook si può e si deve in quanto strumento di logiche che hanno come nemici i popoli, le Nazioni e la sovranità.
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