Il punto sulla pandemia dopo più di un anno dal primo caso di Wuhan

Di Lemmy

“L’epidemia di Covid-19 ci accompagnerà ancora per un anno e mezzo”

Detto da un nome che recentemente ha ricevuto molte lusinghe e poche critiche come il presidente dell’Iss Silvio Brusaferro, sarà sicuramente una notizia che i nuovi “fact checkers” bolleranno subito come “REAL”.

“Quello causato dalla pandemia è uno stress che (…) ci accompagnerà un anno e mezzo circa, stiamo mettendo in atto strategie di adattamento che lasceranno il segno in futuro, alcune forse in maniera permanente“.
Queste le sue più recenti parole, che sembrano non lasciare adito a speranze. Un’affermazione lapidaria come questa chiude le porte ad ogni flebile speranza di ritorno alla normalità, ormai lontana come un’epoca passata.

La sanità del futuro – ha spiegato Brusaferro – vedrà insieme tecnologie e relazioni sociali“. Il presidente però non ha reso noto i metodi con cui tecnologia e relazioni sociali verranno convogliate al servizio della dittatura sanitaria già ora in corso, né tantomeno ha argomentato con tesi realistiche questa sua affermazione, limitandosi ad una vaga previsione dove una non meglio specificata tecnologia ci “accompagnerà dove perdiamo di autosufficienza”.

Per chi sa leggere fra le righe, sembra di più una dichiarazione di intenti che una previsione.

Le ultime fughe di notizie riguardo la pandemia nel nostro Paese, parlano infatti di una fantomatica Patente d’immunità, voce che circola senza tregua fin da maggio 2020, senza la quale non ci si potrà spostare dalle Regioni.

Pochi giorni fa ci è capitato tra le mani un video di un rappresentate della classe politica che raccontava istericamente quanto, ricordo testualmente le parole, “i negazionisti vadano zittiti”.  Andando a ricercare su Google la frase, per risalire al video in questione, la modifica automatica della ricerca ci suggeriva di inserire questa frase:

L’onniscente Google stesso, guidato da sapienti algoritmi programmati, si eleva quindi a conoscitore della verità, relegando i negazionisti (manco fossero delle creature mitologiche) ad esseri inconsapevoli, sottosviluppati e quindi da “aiutare”, da redimere e riportare sulla retta via, ovvero appunto quella che accetta di buon grado la limitazione delle libertà personali nel nome della sanità pubblica.

Nel luogo comune è bollato “negazionista” anche colui che solleva dubbi sulla origine del virus, sulla natura, sulla gestione della pandemia fatta dai governi, sui modelli di intervento degli esperti o presunti tali, sull’interpretazione dei dati del contagio. Questo atteggiamento, rilanciato a media unificati su radio, televisioni pubbliche e reti private è pericolosissimo, ma è passato come naturale.

Poco più di due settimane fa, su RaiUno, lo scrittore Sandro Veronesi ha paragonato il negazionismo ad un problema di rimozione e ad una malattia psichiatrica. Senza accorgercene e con poche mosse siamo finiti a marchiare le idee diverse e il dissenso legittimo come una grave malattia mentale.

Siamo di fronte ad uno strisciante atteggiamento che non fa fatica a definire un degenerato mentale chiunque non la pensa come il governo.

Col passare del tempo sta quindi passando un concetto storico e civile pericoloso, che va a creare un grave precedente: nel caso in cui lo Stato si trovasse in un momento di emergenza, si possono sospendere le libertà individuali, cosi come mettere in pausa l’economia e scegliere tenere in sospeso vite e relazioni umane per mesi, compiendo tutte (TUTTE) le scelte più sbagliate che si potevano seguire:

favorendo l’inerzia al discernimento, il caso al raziocinio, l’improvvisazione al momento rispetto all’organizzazione e alla prevenzione.

Organizzazione e prevenzione che si potevano imparare semplicemente guardando al passato, prendendo ad esempio l’andamento delle pandemie che ci hanno colpito nell’ultimo secolo. Cosa che evidentemente non è mai successa perché, come menzionato da REPORT, il piano per combattere una pandemia nel Bel Paese risale al 2006.

Di seguito un estratto tratto dal servizio della trasmissione succitata:

“Tra le varie criticità annotate dai ricercatori, si certifica che il piano italiano di prevenzione delle pandemie era vecchissimo, del 2006. E mai aggiornato“.

Nel corso del Novecento ci sono stati cinque pandemie influenzali: la più severa è stata la cosiddetta «influenza spagnola» nel biennio ’18/’19, generata da un virus del sotto-tipo A/H1N1 particolarmente virulento che, nel corso di tre ondate, ha causato 50 e 100 milioni di morti. Nel 1957 venne poi il momento della famosa «influenza asiatica», causata da un virus tipo A/H2N2, che colpì circa il 20% della popolazione mondiale, con un tasso di letalità di circa lo 0,4%. Dieci anni dopo, siamo entrati in contatto con la “pandemia di Hong Kong». Il virus questa volta è stato classificato e rinominato A/H3N2; questo sotto-tipo circola ancora oggi in tutto il mondo. Un’altra grave pandemia risale al 1977, un virus simile a quello della Spagnola – che non circolava più dal 1957 – si è propagato partendo dalla Cina e dalla Russia, colpendo soprattutto i bambini. L’ultimo virus A/H1N1 proveniente dal Messico nel 2009 ha causato una pandemia influenzale di severità definita come “moderata” dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, dichiarata rientrata nell’agosto 2010. Il nuovo virus tuttavia non è scomparso e ha sostituito i precedenti.

È quindi ragionevole pensare che, come i suoi antenati del ceppo sopra citato, anche il Covid-19 ci accompagnerà per anni, diminuendo mortalità e casi gravi fino a diventare la nuova “influenza/polmonite virulenta” standard.

Nel frattempo però, per renderci inoffensivi e asserviti al pensiero unico, l’UE ha comprato stock su stock di vaccini delle case farmaceutiche quali Moderna, Pfizer e AstraZeneca, tutti con millantate altissime percentuali di efficienza di cui non si è visto pubblicare e commentare un singolo studio dai tanto sbandierati virologi del sistema (spoiler: non esistono studi commentati perché i virologi non sono virologi, al massimo sono odontotecnici). Si aprono le scommesse ora, tra quanto l’Europa creerà una campagna per promuovere la vaccinazione volontaria (che presto sarà obbligatoria)?

In più, considerato che gli anticorpi sembrano poter rimanere nell’organismo solo per qualche mese, anche l’effetto del vaccino sarà quindi da “rinnovare” di tanto in tanto (ehi, guardacaso come la patente senza la quale non ci si potrà spostare!). 

Vuoi vedere che si cercherà di limitare la libertà di movimento di coloro che non si vaccinano (leggi “aderiscono al pensiero unico”) e contemporaneamente si tracceranno gli spostamenti di coloro che invece il vaccino se lo faranno iniettare, in preda ad una terrorizzante follia pandemica collettiva?