Di Cippa

Il 17 novembre dell’anno 1558 Elisabetta I Tudor, conosciuta poi come la Regina Vergine, sale al trono come regina d’Irlanda e d’Inghilterra, a seguito della morte di Maria I Tudor, la Sanguinaria. Di fronte a lei si posero svariati ostacoli, tra pretendenti e nazioni desiderose di fagocitare lei e l’Inghilterra tutta, conflitti di carattere religioso e un popolo che si barcamenava da un lato all’altro degli schieramenti politici: lei di fronte a tutto questo rimase ferma e decisa, gettò le basi per quella che è oggi l’Inghilterra. Tra i molti nemici si ritrovò addirittura la cugina, Maria Stuarda, consorte del Re di Francia, regina Cattolica di Scozia. Ella la Imprigionò per vent’anni rendendola il simbolo dei Cattolici inglesi e della Controriforma, per poi infine giustiziarla. L’esecuzione di Maria Stuarda segnò oltretutto un evento eclatante: la prima regnante consacrata da Dio giustiziata.

Elisabetta si dedicò all’uniformità religiosa e alla tolleranza delle varie confessioni del Cristianesimo distaccandosi completamente dal Clero cattolico, affrontò guerre interne e con altre nazioni sconfiggendo l’Invincibile Armata di Filippo II di Spagna, resistette agli intrighi di palazzo e ai complotti orditi alle sue spalle, autorizzò le patenti di corsa ai Sea Dogs corsari elisabettiani e non si sposò. Una donna dotata di una politropia e di un coraggio encomiabili.

Rese sacro il terreno della sua Patria rendendo sacro il suo stesso corpo, nessuno mai avrebbe violato l’Inghilterra come nessuno aveva violato la sua Regina. Una Regina, vergine come la sua Patria, senza un marito. Personaggio essenziale nel Regno di Elisabetta fu William Cecil: tesoriere e ministro che fin dai primi anni del suo regno aiutò Elisabetta nella gestione dei suoi beni e a tenere a bada intrighi di Palazzo.

La lotta contro la Spagna, come già anticipato, vide coinvolto un personaggio davvero incredibile. Uno dei più famigerati navigatori inglesi di tutti i tempi, secondo alcuni storici anche legato a Elisabetta da un sentimento d’amore: Francis Drake, il corsaro che circumnavigò il globo dopo Ferdinando Magellano.

L’uomo nutriva un profondo astio verso la Spagna sin da una sconfitta subita nelle sue prime esperienze nei mari come negriero, in gioventù. Così quando tornò in Inghilterra, in seguito, accettò di buon grado l’incarico della Regina di saccheggiare i galeoni e le colonie nel Nuovo Mondo.

Verso la fine del suo regno la Regina si mostrò stanca mal sopportando le occasioni pubbliche, cadde in una profonda depressione e infine il 24 marzo del 1603 pronunciò le famose parole “Chiamatemi un prete: ho deciso che devo morire” poco prima di morire effettivamente. Venne sepolta accanto alla Sanguinaria sorella nell’abbazia di Westminster in una tomba recante queste parole “Compagne nel trono e nella tomba, qui noi due sorelle, Elisabetta e Maria, riposiamo, nella speranza di un’unica resurrezione”.

Di fronte a personaggi di questa portata, regnanti che hanno donato alla loro terra lustro e grandezza, siano essi europei, capi tribù o imperatori orientali un pensiero sorge naturale: cosa abbiamo fatto noi, di male, per meritarci un governo come quello attuale o i precedenti? Nelle “democrazie” del passato ricordiamo figure come Pericle, e nella democrazia odierna troviamo Conte, che si diverte a colorare l’Italia. Elisabetta I Tudor e Laura Boldrini, la Regina Vergine contro il pappagallo della sinistra rosa.