Di Elena
Biondi, possenti, occhi azzurri e muscoli scolpiti nel freddo vento del Nord: questa è l’immagine stereotipata impressa nell’immaginario collettivo quando pensiamo agli scandinavi. Un popolo di fieri guerrieri, tenaci vichinghi e abili pirati che si spinsero tra il VIII secolo ed il 1050 nelle regione Baltiche, in Russia, in Ucraina, nel Mar Nero, nel Mar Caspio fino a toccare Bisanzio. Erano fiduciosi della riuscita delle loro traversate perché protetti Thor, padrone dei tuoni, dei fulmini, dei venti, dell’aria, dei raccolti e del bel tempo. Erano coraggiosi nell’affrontare i nemici perché potevano contare sull’appoggio di Wodan: il Furore, il signore della guerra, armato come il nostro Marte.
Si respira un passato glorioso in Svezia, tra i laghi, i boschi, i fiumi e le isole, ma poco permane nello spirito della gente che oggi abita quelle terre. Thor non reca più in mano lo scettro, non è più un esempio per i bambini. Le ragazze non aspettano più il giorno in cui Fricco benedirà le loro nozze e lo spirito guerriero di Wodan sembra non aver mai baciato quel popolo. Le rune non proteggono più nessuno, sono state rimpiazzate dalle stelle e le strisce: il sogno di vivere nel paradiso americano dipinto con tanto sentimento dai giovani svedesi che vivono con il fiato sospeso le presidenziali americane come se fossero decisive per la loro sopravvivenza.
Lo spirito vichingo è stato sostituito da un’altra filosofia di vita che in miglior modo si confà ai nuovi parametri di giudizio degli eredi dei normanni. Questa nuova visione del mondo è riassumibile in una parola: Lagom. Parola di difficile traduzione in italiano in quanto non abbiamo un corrispettivo che ne rispecchi a pieno le caratteristiche. In breve Lagom è ciò che sta nel mezzo, il giusto equilibrio, l’assenza di eccessi, la mitezza, la norma. In sostanza, gli svedesi preferiscono rimanere alla finestra a guardare ciò che succede nel mondo senza sporcarsi le mani, paralizzando quell’agire che Nietzsche tanto ci tiene ad esaltare. Ogni eccesso seppur guidato dalle migliori intenzioni è condannabile. Certo è che questa predisposizione degli svedesi alla neutralità è perfettamente in linea con la sua storia dalla fine del 1600 (età dell’oro svedese) ad oggi.
Proprio nel 1600 la Svezia ha partorito una figura di indubbia eccellenza anche se poco ricordata al di fuori dei confini nazionali, una donna tutt’altro che priva di personalità: Drottning Kristina Augusta (Regina Cristina). Cristina è stata una regina cresciuta un po’ come lady Oscar, ella infatti ricevette un’educazione da principe e non da principessa. Aveva un carattere difficilmente descrivibile: intelligente, audace, dai modi semplici (che tanto impressionarono la corte francese), filosoficamente molto preparata tant’è vero che attrasse in Svezia il più grande filosofo del 1600, Cartesio, che proprio in Svezia morì e si impegnò affinché Stoccolma diventasse L’Atene del Nord. Come Elisabetta I, morì nubile: non volle mai unirsi in matrimonio nonostante le pressioni sociali del cancelliere e della reggenza. Un gossip mai definitivamente accertato la vedeva innamorata di una sua dama di corte. Non è un segreto che si sentiva maggiormente attratta dalla cultura che dalla politica, anche se riuscì a porre fine alla guerra dei trent’anni (1648). Si convertì al cattolicesimo nonostante la Chiesa svedese fosse luterana e questo le causò inimicizie e diverbi. Dopo l’esilio, fu ben accolta in Italia dove Bernini le dedicò il restauro della porta del Popolo a Roma nel 1655 ‘’Al suo felice e fausto ingresso’’. Si insidiò a Palazzo Farnese e instaurò una duratura amicizia (non priva di pettegolezzi) con il Cardinale Azzolino. Morì nel 1689 a Roma dopo numerosi viaggi tra Svezia, Francia, Pesaro, ecc. Non fu amata da tutti o continuativamente, ma sicuramente è stata un personalità tutt’altro che mite ed equilibrata, tanto diversa dall’attuale Re Carl XVI Gustav o dal Capo del Governo Lofven.
Sappiamo sulla nostra pelle quanto gli schemi politici che vedevano una contrapposizione tra destra e sinistra siano ormai superati, ma in Svezia questo salta ancor più all’occhio. Il loro stile di vita Lagom si riflette anche sulle scelte politiche, tant’è vero che, nonostante i nomi dei vari partiti che possono trarre in inganno, sono tutti riconducibili ad un’unione di centro e quindi una collaborazione tra destra e sinistra non è poi così inconcepibile. Gli estremismi sono pochi e soffocati, costretti a portare la museruola e sono frequentemente dipinti come demoni che si mangiano giovani vergini indifese, storia già vista e sentita. La democratica Svezia non concede la parola a tutti e reprime da anni le tendenze meno moderate. Tuttavia è vero che negli ultimi anni un partito che di moderato ha solo il nome ed il simbolo (Sverigedemokraterna) ha trovato posto in Parlamento conquistando una fetta di elettorato molto silenzioso, come silenziosi rimangono molti dei loro discorsi. Dura è la vita di chi si dichiara conservatore nella progressista Svezia.
La Svezia va fiera dei suoi giovani, infatti nonostante le alte tasse da pagare, il servizio scolastico è molto efficiente. I libri sono gratuiti come le gite, ogni studente ha diritto ad un computer fornito dalla scuola e ci sono innumerevoli laboratori dove gli studenti possono mettersi alla prova per capire cosa fare da grandi. Una pecca non indifferente per un italiano è la loro pressoché totale ignoranza in cultura generale. Vorrei ora modificare la frase con cui ho cominciato questo paragrafo facendo un breve appunto: esistono per gli svedesi giovani di serie A (di cui vantarsi) e giovani di serie B. Tra i giovani di serie A non può mancare la paladina dei finti ecologisti, miss impermeabile giallo e trecce alla Pippi Calzelunghe: Greta Thunberg. La ragazza è sicuramente manovrata da chi ha scopi che si allontanano prepotentemente dall’ecologia e si avvicinano molto di più ad una vera e propria lotta ai nazionalismi che stanno pericolosamente invadendo l’Europa (si salvi chi può!). Nazionalismi che secondo il signor Rentzhog (che si vanta di essere colui che ha scoperto Greta) sarebbero rimpiazzabili con qualcosa di più lagom. Tra i giovani di serie B c’è un volto sfortunatamente poco noto alle cronache svedesi o europee, diametralmente opposto alla spirito gretino: Tommie Lindh, morto per salvare eroicamente una ragazza da uno stupro. La sua memoria è stata messa a tacere, è un personaggio scomodo, una macchietta insignificante nella reputazione immacolata di un paese privo di pregiudizi e soprattutto privo di fascismi. Per tanti, troppi giovani nel mondo Greta è un modello di vita, un esempio da seguire, ma per chi ha aperto gli occhi nell’acqua salata è Tommie l’eroe e la dimostrazione che ci sono ancora europei che non si arrendono nonostante il nulla totale che imperversa sulle strade scandinave.
Va ammesso però che la Svezia ha compiuto nel 2020 un passo controcorrente, non ha ceduto a lockdown vari o obbligo di mascherine. Ha accettato le sue morti senza passi indietro, cercando di proteggere quella fascia popolazione che supera i 60 anni tramite smart working (non è una novità per loro) e permettendo ai giovani di vivere la propria vita senza accusarli di essere untori. Certo è che un comportamento come il loro in Italia sarebbe poco pratico per svariate ragioni. Gli svedesi rispettano la distanza nella vita di tutti i giorni, sono allergici a baci e abbracci; una volta finita la scuola superiore lasciano la casa dei genitori per viaggiare, lavorare, fare esperienze particolari (solamente una minima parte si iscrive subito all’università). Alla luce di quanto è successo negli ultimi mesi, la Svezia ha fatto la scelta più giusta per se stessa, evitandosi una straziante crisi economica nonostante la disapprovazione di Bruxelles.
Ora la domanda sorge spontanea, vogliamo veramente prendere esempio dalla Svezia o più in generale dalla penisola scandinava? Vogliamo veramente conformarci a certi standard preconfezionati e a certe demagogie che ci vedono schiavi inconsapevoli? Io non credo. Una delle nostre qualità migliori è sicuramente quella di saper prendere ad esempio ciò che di buono c’è anche laddove vige sovrana l’oscurità. Dalla Svezia prendiamo ad esempio il coraggio e l’audacia dei vichinghi, la testardaggine e la curiosità di Cristina, ma anche lo spirito eroico di Tommie e magari evitiamo di metterci sempre a fare le pecorine quando si parla con l’Europa.
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