Di Libero
Le colonie estive, marine o montane, nacquero con finalità ricreative e sanatoriali ed erano rivolte ai figli dei ceti meno abbienti che – spesso affetti da malattie dovute alle condizioni di vita precarie – trovavano giovamento nella permanenza in queste strutture. Presenti già nella prima metà del IX secolo, le colonie aumentarono gradualmente di numero con il passare degli anni, ma fu solo durante il ventennio fascista che conobbero un enorme sviluppo e divennero esempio ed avanguardia, anche in campo internazionale, di una brillante gestione delle politiche giovanili.
La gestione delle colonie fu dapprima affidata alle federazioni locali del PNF, poi nel 1937 alla Gioventù Italiana del Littorio e fu in questo periodo che si raggiunse il numero massimo di ospitanti, che, come riportato da fonti ufficiali dell’epoca, superava le 800.000 presenze. Tra la fine degli anni ‘20 e la prima metà degli anni ‘30, la possibilità di soggiornare nelle colonie si estese ad un numero maggiore di bambini e ragazzi, infatti oltre ai figli, come detto spesso malati, dei ceti più umili, si aggiunsero anche i figli dei Caduti o degli invalidi della Grande Guerra, della Rivoluzione, della campagna in Africa e della guerra civile spagnola ed i figli delle famiglie numerose.
Durante il Fascismo l’esperienza delle colonie si arricchì notevolmente di attività ludiche ed educative rispetto ai periodi precedenti, non essendo più, quindi, una semplice struttura ricettiva per ragazzi con varie problematiche. Per i ragazzi sopra i 13 anni, età massima per poter soggiornare in una colonia, venivano organizzati campeggi, attività sportive ed anche di avviamento ad attività lavorative. Le colonie non furono un fiore all’occhiello del governo fascista solo in campo sociale, ma anche in ambito architettonico ed estetico, tanto da essere studiate o prese ad esempio, anche all’estero, in quanto edifici, generalmente in stile razionalista, che coniugavano in maniera eccellente funzionalità e bellezza.
Molte delle strutture che ospitavano delle colonie sono tutt’oggi perfettamente conservate, ancora in uso seppur con scopi differenti ed arricchiscono il patrimonio architettonico dei luoghi dove sono ubicate. Lo sviluppo, la crescita e l’ottima gestione di queste strutture durante il governo fascista fornirono l’esempio e lo slancio per la nascita, dopo la guerra, delle colonie costruite dai grandi gruppi industriali, destinate ai figli dei propri impiegati. Sempre nel corso del Ventennio si creò, nell’immaginario collettivo, quel concetto popolare di vacanza in colonia che ancora oggi è ben presente a tutti coloro che sono nati precedentemente ai primi anni ‘70. Lo spunto delle colonie è l’ennesimo esempio della grande capacità che il Fascismo ebbe nel creare ed attuare politiche sociali d’avanguardia che riuscissero ad ottemperare ai bisogni di qualsiasi stato sociale e nella formazione culturale, ludica e soprattutto spirituale dei giovani.
Commenti recenti