Di Marco
Percorrendo a piedi o in macchina le Vie e le Piazze delle nostre città capita sicuramente di leggere, a volte in maniera un po’ troppo distratta, i nomi a cui sono dedicati questi spazi. Le aree urbane più centrali sono solitamente riservate a personaggi o luoghi che hanno caratterizzato il Risorgimento italiano: Via Garibaldi, Via Mazzini, Via Cavour, Via dei Mille…
Questi nomi si riferiscono, come detto prima, a figure di spicco o a località caratteristiche di uno dei più importanti periodi storici che hanno segnato l’Italia: quegli anni in cui, dopo secoli di dominazione straniera e lotte intestine, l’Italia raggiunge la propria Unità. Questo percorso che è stato molto faticoso e turbolento ha visto come protagonisti personaggi che nella coscienza “collettiva” italiana sono solo dei nomi, nulla di più.
Ma come mai figure così importanti e centrali per la storia italiana, nella memoria comune, non sono null’altro che dei “semplici nomi” con cui intitolare delle Vie o delle Piazze?
Sicuramente una delle “colpe” principali è da attribuire alla scuola italiana, in cui da anni i programmi di Storia vengono diminuiti e le ore a lei dedicate sono sempre meno. Questa situazione danneggia di sicuro gli studenti, ma anche gli stessi professori che non hanno la possibilità di poter analizzare in fondo e far comprendere agli alunni la complessità di alcune fasi storiche che richiedono esclusivamente il tempo necessario per essere capite e studiate. Come disse Marc Bloch “La Storia è la scienza degli uomini nel tempo”. Da questa frase, pronunciata da uno dei massimi storici del XX secolo, si comprende come dietro la Storia non vi siano esclusivamente fatti o nomi, ma uomini. Comprendere le volontà e le condizioni che hanno influenzato gli uomini nella Storia non è cosa semplice e richiede il tempo adeguato, in quanto ci stiamo interfacciando con protagonisti di epoche molto diverse dalla nostra, con cui abbiamo molte che cose che ci distinguono, tra cui un sistema di valori completamente diverso.
Oltre alla mancanza delle ore necessarie per poter approfondire al meglio le vicende specifiche di un periodo storico, alcuni di questi scontano la pena di essere periodi di mezzo e di non essere per l’appunto trattati nella maniera corretta. Fra questi è possibile citare l’Ottocento e in modo particolare il Risorgimento, fase della storia italiana in cui l’Italia ottenne la propria indipendenza. Le vicende del secolo XIX e quelle riguardanti l’Unità d’Italia sono sempre in mezzo tra la Storia Moderna e Contemporanea. Questo stare nel mezzo fa sì che vi sia una mancanza d’attenzione, a volte totale, da parte di entrambe le Storie per questo secolo che è sempre soggetto a una sorta di scaricabile barile fra i modernisti e i contemporaneisti.
A farne le spese, ovviamente, è sempre la conoscenza di uno dei periodi più importanti dell’Italia: quello in cui ottiene l’indipendenza e la propria unità.
A un esame più attento della narrazione didattica che viene fatta in merito al Risorgimento, oltre i soliti protagonisti che vengono tirati in causa, sempre in modo molto generale e banale, ci sono alcune figure che vengono a volte proprio escluse dalla spiegazione. In modo particolare si può fare riferimento a Goffredo Mameli che agli occhi dell’opinione pubblica è solo colui che scrisse quello che diventerà l’Inno d’Italia, ma oltre a questa semplice cognizione, molti non conoscono le vicende che sono legate a questo eroico giovane che perse la vita a soli ventuno anni, a seguito di una ferita infetta che si procurò durante la difesa della seconda Repubblica Romana.
Si potrebbero citare molti altri episodi legati a questo giovane genovese che prematuramente si dedicò e perse la vita per il proprio sogno: vedere l’Italia Unita.
La storia di Goffredo Mameli, insieme a tante altre, dovrebbe avere maggiore peso e attenzione nei programmi didattici di Storia. Non solo perché si parla di quel ragazzo che a vent’anni ha scritto il Canto degl’italiani, ma perché sicuramente le sue vicende potrebbero suscitare maggiore interesse nei cuori degli studenti che sono, al giorno d’oggi, costretti a sentirsi la solita sterile lezione di Storia: fatta di una sequela di nomi, battaglie, guerre…
Una didattica davvero funzionale prima di tutto dovrebbe riscoprire e dare maggiore dignità all’insegnamento della Storia, sia concedendole maggiori risorse di tempo, ma allo stesso momento cercando di partire dall’insegnamento di Marc Bloch. Quindi, partendo da coloro che fanno davvero la Storia: gli Uomini. Adottando queste soluzioni sicuramente quei nomi sulle Vie non rimarranno sole delle lettere impresse sui cartelli, ma assumeranno finalmente il loro peso, in quanto fanno riferimento a personaggi di cui la collettività riconosce il prestigio loro dovuto.
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