Di Andrea
Ancora una volta il filantropico agente del capitale, George Soros, si erge a paladino dei diritti e della giustizia. Tramite la sua Open Society Foundations – principale sostenitrice della “società aperta” mondializzata di popperiana memoria e nemica della sovranità nazionale – elargisce lauti contributi ad organizzazioni che si battono contro il “razzismo sistematico”, oltre ad essere conosciuto per il suo ruolo di instancabile animatore e affiatato sostenitore del movimento BLM e Antifa. Sarebbe ripetitivo stilare un elenco di ogni organizzazione finanziata dalle varie fondazioni ed agenzie comandate dallo stesso finanziere liberal ungherese, bisogna invece riflettere, capire le motivazioni più profonde che portano un prodigatore del capitalismo più sfrenato a sostenere una certa visione oltre che comprendere il disegno di civiltà che si prospetta di attuare.
Fa riflettere come le istanze antirazziste vengano ancora una volta finanziate dal grande capitale. Questi attivisti vengono utilizzati per portare avanti le prerogative del potere finanziario, il quale mira a creare una società liquida, mercificata, uniformata al pensiero unico dominante. Gli appartenenti a questi movimenti, attraverso i loro abbattimenti e imbrattamenti di statue, stanno realizzando la cancellazione nichilistica delle identità, dei simboli, della cultura e del passato. Tale distruzione è incentivata dai gruppi capitalistici che hanno solo interesse nel favorire questi processi, affinchè si arrivi ad una società atomizzata nella quale l’individuo in quanto tale sia soltanto una pedina slegata dalla comunità e soggetto solamente alle leggi del libero mercato incondizionato e amorfo.
Il capitalismo liberista, come ci insegna la storia, tende ad uniformare ogni apetto dell’esistenza, assoggettando l’individuo alle logiche di consumo e di mercato, slegandolo da ogni punto fermo e cercando di eliminare ogni contraltare che si possa oppore a queste condizioni. Per questi motivi i vettori di queste logiche, come Soros e l’Open Society Foundations, utilizzano i vari movimenti antirazzisti come braccio armato, con lo scopo di condizionare la società e così assoggettarla inconsciamente. L’unico motore che muove tali azioni da parte di queste fantomatiche organizzazioni filantropiche è il profitto, l’unico fine e obbiettivo a cui punta il grande capitale.
Il problema razziale viene utilizzato come cavallo di troia per attaccare qualsiasi concezione di identità, l’unico baluardo in grado di contrastare la logica capitalistica, la quale mira alla sradicalizzazione dell’individuo, per renderlo un mero atomo in una società competitivizzata e uniformata. Questi movimenti portano avanti un’ingiustificata lotta contro ogni simbolo della propria civiltà, una vera e propria ripugnanza verso la propria storia e tradizione.
Contro questa fanatica decostruzione dobbiamo avere l’obbligo morale ed etico di ergerci a difesa della nostra identità come unico argine al caos e ritornare a costruire come chi ha reso grande la nostra storia.
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