Di Luca
Nel 1909 nasce il Futurismo, una avanguardia artistica e letteraria che si rivelò essere molto di più, infatti il futurista non fece una banale scelta stilistica bensì abbracciò un vero e proprio stile di vita non conforme, dinamico, energico, irriverente e provocatorio.
Quella che avevano portato i futuristi era una vera e propria rivoluzione che squarciava il quietismo borghese della belle époque ed abbatteva, disintegrava, molte delle “idee muro” dell’epoca eliminando ogni dicotomia tra il poeta e l’uomo di strada.
Non ci sarebbe cosa più passatista di avvinghiarsi oggi a quello che era il futurismo di allora, tuttavia quest’ultimo rappresenta uno stile di vita senza tempo e vista la analoga, se non ancor più marcia, situazione odierna della società, noi che cantiamo la giovinezza perpetua più di tutti non possiamo fare altrimenti che raccogliere il testimone e cercare di accendere altri fuochi nei cuori delle nostre generazioni.
“Noi vogliamo cantare l’amor del pericolo, l’abitudine all’energia ed alla temerarietà” tuonano così le parole di Marinetti in uno dei punti del manifesto del Futurismo; parole che trasudano giovinezza, che è fonte inesauribile di energie, da opporre alla gioventù di allora la quale esauriva la propria esistenza nella classe borghese e si perdeva nel consumismo primordiale dell’epoca.
Deve essere allora rivalutato il concetto di gioventù, necesse un nuovo tipo di giovane: eroico, spavaldo, irriverente, energico, coraggioso ed allo stesso tempo pragmatico, acculturato e creativo. Questo Uomo Nuovo di certo non si intende crearlo in laboratorio, questo spirito esisteva già nei cuori dei giovani specialmente in quelli italiani – popolo più incline ad avere tali caratteristiche – era necessario solamente dargli una giusta dottrina ed un valido esempio da seguire per risvegliare in loro “L’entusiastico fervore degli elementi primordiali” . Solo allora ci si potrà porre come “Il riassunto ed il prolungamenti degli avi nostri”.
Il coraggio rappresenta un ingrediente essenziale per plasmare questo uomo nuovo e di conseguenza un nuovo popolo, guerriero ma sopratutto consapevole di sé ed in grado di prendersi ciò che si spetta e di troncare di netto con ardore e violenza ogni sopruso nei suoi confronti e nei confronti del suo futuro.
Marinetti spiega in Democrazia Futurista che una Nazione, perché sia sana, deve esistere con la prospettiva di una futura guerra di modo che il popolo sia sempre pronto e si mantenga forte, unito senza decadere con il quieto vivere; inoltre deve essere consapevole della possibilità di una eventuale rivoluzione in modo da garantire che la classe dirigente non provi minimamente ad agire contro gli interessi del popolo e della nazione stessa.
A tal proposito i futuristi propongono l’istituzione di vere e proprie scuole di coraggio che mettano costantemente alla prova i giovani facendoli affrontare pericoli sempre più terribili, così da saperli affrontare in futuro senza la necessità di contare sulla forza pubblica.
Con una propaganda del coraggio e con l’eroismo quotidiano diminuiranno fatalmente le aggressioni e non sarà più necessaria una ingente quantità di forze dell’ordine dal momento che gran parte degli individui è in grado di farlo da sé.
La paura è un ingrediente fondamentale per placare animi in fermento di un popolo che vuole lottare per tornare padrone del proprio destino.
Lo abbiamo visto con le Mascherine Tricolori, movimento spontaneo di commercianti, partite iva e studenti i quali sono scesi in piazza durante la fase 1 (rispettando le distanze di sicurezza), nonostante la repressione governativa a suon di multe salate. Ennesimo tentativo, poco riuscito fortunatamente, di un governo di non eletti di spegnere sul nascere una viva fiamma di idee e sana rabbia prima che potesse sfociare in una conflagrazione troppo grande da estinguere.
Una cosa fondamentale da dire è che per i Futuristi la gioventù non è un agglomerato di teste calde, spiriti liberi e incoscienti da contenere e reprimere – come viene fatto dall’attuale “regime” – bensì la gioventù rappresenta coloro che guideranno la Nazione con spirito puro e disinteressato, illuminato dalle “Belle idee per cui si muore” più che dalle “Brutte idee per cui si vive”.
Quante volte ci siamo sentiti ripetere “Lascia perdere la politica, fai cose da giovane! Quelle sono cose da vecchi”: nulla di più sbagliato! Ulteriore prova della corruzione morale delle menti deviate di questa società che ha ribaltato il concetto di politica rendendola una cosa da vecchi e non da giovani volenterosi con buone gambe e tanta voglia di camminare (citando Berto Ricci), una politica marcia che necessita di fredda tecnica meccanicistica fatta di dogmi e formule e non ideale e sacrificio.
È necessario che la gioventù torni ad essere una “Casta guerriera”.
Possiamo vedere con i nostri occhi gli sforzi adoperati per rendere la nostra generazione innocua.
Fra le droghe ed il consumismo sfrenato, i ragazzi – privati di un giusto orientamento – equivocano le priorità della loro generazione; così, senza spirito di sacrificio e per quieto vivere, molti rifiutano di schierarsi politicamente (che sia da una parte o dall’altra) e le scuole, un tempo animate dalla tensione politica (che deve necessariamente tornare), si trasformano in una fabbriche di automi indottrinati dalle stesse persone sostenenti che a scuola la politica non si deve fare.
Un modo geniale per eliminare il contraddittorio all’interno delle aule: non si parla di politica ma si insegnano i concetti (per loro dogmi) di pace, uguaglianza, integrazione e democrazia serviti in una stomachevole salsa antifascista. Tutto ciò che viene osannato da chi detiene l’egemonia culturale in Italia, insomma.
Il coraggio è l’unico farmaco efficace contro il virus della paura, un virus che blocca letteralmente gli istinti e riduce un branco di quelli che potrebbero essere lupi ad un gregge di mansueti agnellini.
Nel mondo moderno in cui ci ritroviamo catapultati dobbiamo fare del coraggio la nostra religione, soprattutto per rendere onore a tutti quei giovani che non hanno ceduto alla paura quando negli anni 70 la sinistra extraparlamentare minacciava e uccideva chi si schierava dalla “parte sbagliata”.
La paura rende schiavi e il coraggio è l’unica cosa che può dar vita al fuoco della rivolta e sarà allora una gioventù eroica a riprendere le redini della Nazione.
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