Di Eugenio
Ciò che sta succedendo riguardo il “problema” sportivo in Italia ha qualcosa che sa dell’inimmaginabile, parliamo in questo contesto della vicissitudine che ha come protagonista il dilemma riguardo la ripresa del massimo campionato italiano.
Ma il dato più sconcertante non è assolutamente rappresentato dallo stop della massima competizione calcistica, ma bensì, dell’importanza ad essa attribuita. Infatti, abbiamo le maggiori emittenti televisive che ci propongo a ripetizione squallidi e disarmanti servizi che vedono, per la maggior parte della loro durata, come protagonisti il triangolo composto da: Spadafora (ministro per le politiche giovanili e lo sport), Malagò (presidente del Coni) e da Gravina (presidente della F.I.G.C.), triangolo che mette il luce il precetto fondamentale che costituisce il cosiddetto “calcio-moderno”. Stiamo parlando dal valore dei vari finanziamenti, investimenti, diritti televisivi ecc.. che hanno, secondo questi tre individui, un peso maggiore rispetto a chi il calcio lo rappresenta e lo mantiene vivo da sempre, stiamo parlando dei tifosi.
Secondo il ministro Spadafora la ripresa della Serie A “TIM” costituirebbe un sostentamento fondamentale per tutto il panorama sportivo italiano e quindi non solo calcistico. Sempre il ministro dimentica che in un momento come questo, tutelare tutti gli sportivi sarebbe molto più importante rispetto a ciò che viene imposto dalle due più importanti associazioni internazionali quali la FIFA e UEFA, ma è davvero così importante la ripresa come ci viene più volte declamato dai vari Spadafora, Malagò e Gravina? Non secondo noi ovviamente e non secondo chi il calcio lo vive veramente e da chi non è legato ad esso solo da meri interessi economici. L’esempio più calzante riguarda le proteste portate avanti in tutta Italia dai vari gruppi di tifosi delle società Italiane che urlano a gran voce lo stop della stagione calcistica 2019-20, che senso avrebbe altrimenti uno sport costruito dalla gente per la gente, ed è per questo che precedentemente abbiamo parlato di calcio-malato.
Se da una parte abbiamo un’unica soluzione portata avanti dal nostro governo c’è chi, in Europa, ha pensato di agire diversamente con lo stop definitivo del campionato, stiamo parlando dell’esempio rappresento dal Belgio, dall’Olanda e soprattutto dalla Francia. Quindi, a dispetto di ciò che vanno declamando le massime amministrazioni dello sport nel nostro Paese, uno stop non è una soluzione così lontana dalla realtà ma bensì una soluzione necessaria. Dall’altra parte abbiamo ad oggi per esempio, il problema legato alla sanificazione e riapertura degli edifici destinati all’istruzione pubblica e non solo: il governo, oltre a mandare avanti servizi sul ridicolo problema del calcio nel corso della giornata alle varie emittenti pubbliche e private, dovrebbe concentrarsi in toto rispetto alla grave crisi economica che si prospetta, crisi che andrà a gravare sulle tasche soprattutto delle famiglie e allora quale soluzione si prospetta riguardo ad esempio il caro libri? Nessuno lo sa, evidentemente neppure lo stesso Ministero dell’Istruzione.
Quindi, in conclusione, il nostro augurio si sarebbe rivolto al buonsenso dei nostri rappresentanti che in un momento difficile come questo avevano due possibilità, salvaguardare in primo luogo gli interessi della nostra nazione o continuare su questa linea, una linea che ha prediletto sempre l’interesse economico di privati e multinazionali a discapito di ciò che veramente conta, il popolo Italiano.
Su questa linea ovviamente – come abbiamo visto pochi giorni fa, con la notizia della ripresa del campionato entro metà giugno, sull’augurio posto nel buonsenso del ministro, nel salvaguardare non solo gli interessi degli sportivi e degli “addetti ai lavori” ma soprattutto di tutto il panorama nazionale – ha inevitabilmente prevalso il mero interesse economico dettato da tutte quelle multinazionali che ormai fanno da padroni nel nostro paese.
Ma in fondo, si sa, ci vogliono così, assoggettati a terze volontà e ammaestrati, perché ad oggi ci troviamo partecipi in contesto sociopolitico dove la vera importanza si ha nella ripresa dello spettacolo e non nei luoghi dove si formano i nostri giovani.
Adesso tocca a noi, giovani, raccogliere l’eredità che ne conseguirà e tocca a noi, la migliore gioventù di questa nazione, manifestare nelle piazze e nelle scuole il nostro dissenso e schierarci ancora una volta, come scudo e spada, al fianco della speranza migliore per la nostra Italia, gli studenti.
Commenti recenti