Di Alex

Da sempre, i letterati salottieri della sinistra radical-chic non fanno mistero di covare un profondo disprezzo per la fetta meno istruita della popolazione, considerata stupida, o “dotata di poco discernimento”, come afferma testualmente il professore Edoardo Lombardi Vallauri nel suo articolo Le bugie come metodo (a fin di bene) al tempo della pandemia, comparso sulla testata giornalistica MicroMega – Da 30 anni insieme per una sinistra illuminista (sic!), facente parte del gruppo Repubblica – L’Espresso.

Tali intellettuali, evidentemente, non sopportano il fatto che il popolino, sebbene rozzo e ignorante, abbia gli stessi diritti (soprattutto quello di voto) rispetto a loro, persone intelligenti.

Sognano un mondo ideale, sul modello platonico della Politeia, lo stato governato dai sapienti e, allo stesso tempo, non senza una certa dose di arroganza, sono sicuri che in questo utopico modello sarebbero loro ad esercitare il potere politico, ad imporre il loro volere sul resto della popolazione, ad essere gli aristoi (ovvero gli ottimati, i migliori).

È proprio per questo che si permettono di affermare, senza mezzi termini, che il governo Conte ha fatto più che bene a “trattare gli italiani da stupidi, perché questo era il male minore, la scelta giusta da fare, in quanto “una percentuale troppo elevata della popolazione” è così “troppo stupida per capire o troppo indisciplinata per adottare i comportamenti più responsabili”.

Dall’alto del piedistallo sul quale essi stessi si sono posti, i filosofi moderni giustificano l’uso delle bugie e l’omissione della verità riguardo al coronavirus da parte del governo, poiché si tratta di “inganni a fin di bene”.

Tuttavia, viene da chiedersi: qual è il nostro bene? Ma soprattutto, chi lo ha stabilito?

Sarà stato Conte? Casalino? Le task force governative? In attesa di una risposta a queste domande che tarda ad arrivare, resta il fatto che il Parlamento, almeno sulla carta massima espressione della volontà e della sovranità popolare, è stato a dir poco irriso ed usurpato della sua funzione dagli innumerevoli DPCM promulgati a cadenza (quasi) settimanale. Su questi decreti, ogni emendamento viene sistematicamente bocciato, azzerando de facto il dibattito politico e lasciando il Paese in mano alla maggioranza. Il tutto nel silenzio assordante delle opposizioni, che si limitano da un lato a fare ridicole rimostranze davanti Palazzo Chigi e dall’altro a occupare i banchi del Parlamento per una notte (che eroi!).

Ancora, si discorre sull’uso di metafore belliche per raccontare la lotta contro il coronavirus. In effetti, quella contro il COVID-19 è una guerra, non solo di tipo sanitario, ma anche economico-sociale. Infatti, oltre a mandare in onda spot creati ad hoc per terrorizzare le persone e scoraggiarle dall’uscire di casa (con sottofondi musicali inquietanti e messaggi apocalittici) e a mostrare le corsie dei reparti di pneumologia piene di pazienti in cura, ci si dovrebbe ricordare anche di raccontare il dramma di migliaia di imprenditori e di partite IVA che da due mesi registrano fatturato zero e che, con tutta probabilità, non riapriranno mai più i battenti delle loro attività.

Non sorprende il fatto che i sapienti radical-chic non si straccino le vesti per loro, in quanto gli imprenditori e gli industriali sono in ogni caso i padroni, che per un mero tornaconto personale sfruttano i dipendenti e li costringono a lavorare anche durante questo periodo di emergenza. C’è un particolare, però, che molto poco spesso si considera. Sono gli imprenditori, oggi, a dare lavoro in Italia. Solo coloro che non hanno mai lavorato in vita loro, o se lo hanno fatto, si è trattato di lavori poco usuranti e ben remunerati, solo coloro che non devono portare avanti una famiglia e gestire al meglio le proprie disponibilità in vista del fine-mese, solo coloro che, anche se il Paese intero crollasse, avrebbero comunque lo stipendio assicurato possono pensare che senza le industrie, l’Italia potrà mai rialzarsi.

Senza gli imprenditori, il Paese muore. Senza imprenditori, i giovani non trovano lavoro.

Via discorrendo, si parla della strategia messa in campo dall’OMS e ripresa dal governo: mentire sull’utilità dei DPI, in particolare delle mascherine, per insabbiare l’incapacità totale di reperirle e distribuirle tra la popolazione. Ebbene, invece di favorire l’aumento di protezione di tali dispositivi da parte delle industrie tessili e di sbloccare le centinaia di migliaia di mascherine pronte, ma lasciate nei magazzini in quanto prive dell’autorizzazione all’uso, si è preferito scoraggiarne l’uso. Si è trattato di un atteggiamento criminale: sono fermamente convinto che ciò abbia contribuito a far salire la curva dei contagi e a far salire l’isteria collettiva nei confronti delle mascherine. Non trovandole nei canali ufficiali, ma comunque rendendosi conto della loro estrema importanza, il popolo è stato costretto a rivolgersi a produttori e rivenditori clandestini di mascherine (degli improbabili contrabbandieri moderni). È proprio qui che bisogna ricercare anche la causa dell’aumento folle e spropositato del prezzo di questi oggetti, fenomeno ora maldestramente risolto con il limite di 50 centesimi al pezzo imposto dallo Stato.

Del resto, cosa ci si aspetta dall’uomo che, il 27 gennaio, come ospite televisivo della zarina Lilli Gruber nella trasmissione Otto e Mezzo, affermava che l’Italia era “prontissima (sic!) ad affrontare l’epidemia di coronavirus? Lo stesso uomo diventato un meme, ovvero una macchietta online per il suo essere poco chiaro quando si tratta di definire chi siano i congiunti o quale sia la posizione del governo sul MES, ma allo stesso tempo fin troppo esplicito quando si tratta di attaccare le opposizioni?

L’articolo si avvia alla sua conclusione con un attacco verso le cosiddette forze dell’ordine, che comminano sanzioni solo perché non capiscono bene la differenza fra comportamenti pericolosi e comportamenti innocui, perché nessuno gliel’ha spiegata istituzionalmente e che quindi applicano le norme in modo troppo letterale ed allarmistico.

I giornalisti della sinistra illuminata non perdono occasione per attaccare le forze dell’ordine, ma non capiscono che loro obbediscono solamente e mettono in pratica le norme che vengono redatte dallo Stato sceriffo di cui si lamentano.

Da un lato, è vero che ultimamente gli agenti si sono resi partecipi di situazioni fantozziane, come l’ormai virale inseguimento su una spiaggia di Pescara di un runner amatoriale che si è rifiutato di effettuare un controllo dell’autocertificazione e che si è dato alla fuga o la serie di denunce comminate agli imprenditori ed ai loro dipendenti scesi in piazza qualche giorno fa per protestare contro il governo.

Dall’altro, se dovete prendervela con qualcuno, prendetevela con i governanti che prima impongono ai poliziotti di essere inflessibili ed onnipresenti (anche a costo di risultare ridicoli) e, poi, al grido di “Onestà, onestà!” si dilettano nella mirabile opera di scarcerare alcuni tra i mafiosi più potenti d’Italia.

In conclusione, un consiglio per i novelli illuministi: ricordate che è il popolino abietto e stupido che manda avanti il Paese. Portate rispetto per chi, con grande umiltà lavora tutti i giorni per sostenere anche voi giornalai. Non provate ad ingannarlo o a tenerlo allo scuro di ciò che realmente accade, altrimenti la storia non sarà clemente con voi.

Ah, e poi non lamentatevi se, in assenza di informazioni autorevoli e verificate, la gente si appiglia alle fake news, alle teorie del complotto sugli alieni ed il 5G e ad altre stupidaggini.

La colpa è vostra, tuttologi.