Di Sergio

È in mano ad un dittatore che ha raggiunto i pieni poteri senza passare dalle elezioni o dal parlamento, senza un governo di maggioranza e senza nemmeno un briciolo di consenso popolare. No, non è l’Ungheria. Infatti, giocherellando con una piccola griglia con i luoghi comuni del dittatore abbiamo notato che l’ago del dittatometro (di Murgiana memoria) pende pericolosamente verso il buon Giuseppe Conte, primo ministro italiano già da due governi. Sebbene sappiamo benissimo che il sistema elettorale italiano non elegge “direttamente” il presidente del consiglio (come direbbero i semicolti bacchettoni), sappiamo anche benissimo che almeno il candidato premier un partito lo dovrebbe esprimere sulla scheda elettorale. Almeno pro-forma… ma in Italia la morale della favoletta elezioni è sempre la stessa: alla fine governa sempre la sinistra.

Basterebbe un minimo di pragmatismo giornalistico (o almeno intelligenza pratica) per evitare levate d’indignazioni contro la decisione del parlamento ungherese di concedere i pieni poteri a Viktor Orban. Un’ondata di veri e propri insulti al popolo ungherese, commisurati all’ostentazione di europeismo poliziesco e questurino: “espellere l’Ungheria”, “bloccare fondi”, “embargo”. Evidentemente i nostrani giornalisti e politici hanno perso completamente il pudore che, almeno, li dovrebbe invitare a tacere su una questione che non vede l’Italia brillare. “Il bue che dice cornuto all’asino”, direbbero le nonne. Ma purtroppo a mancare in questi soggetti non è solo il pudore, ma evidentemente anche quell’intelligenza pratica sopra citata che si sviluppa con un’onesta giornata di lavoro o con un sano rimprovero della nonna. Invece ad avventurarsi in improperi anti-ungheresi sono figure di spicco: da Zingaretti a Formigli la gara a chi la spara più grossa è il leitmotiv di questi giorni convulsi in cui si registra la prima resurrezione: Laura Boldrini, madrina in pectore del femminismo che era scomparsa, almeno dalla vista, è tornata con zelo per dirci che l’autocertificazione è un brutale documento maschilista e che deve essere subito declinata al femminile. In fondo, cosa sono tredicimila morti, di fronte alla mancanza della dicitura o/a su un pezzo di carta? Forse Laura guarda al futuro: forse vuole migliorare a modo suo un documento destinato ad accompagnarci per un tempo molto lungo. O forse è solo Laura Boldrini…

Scusate la digressione, torniamo al discorso principale. Per una volta vogliamo spezzare una lancia a loro favore. Si, perché oltre a non starci simpatico Viktor Orban, un altro personaggio ammantato di quel nazifascismo che a quanto pare mette nella stessa asse del male Mussolini/Trump/Putin e la Polonia (la Polonia ci sta sempre bene da mettere nel discorso nazifascista, un po’ come la curva del Verona per Berizzi), nel loro delirio di onnipotenza senza contraddittorio hanno avuto una brillante idea per salvare (loro malgrado) questa Nazione. L’Italia deve essere subito espulsa dall’Unione Europea. Il dittatore è in casa, perché no? Cacciateci prima dell’Ungheria perché ce lo meritiamo di più, cacciateci tutti. Se il metro della partecipazione alle istituzioni europee è il grado di democrazia, libera informazione e libera partecipazione alla politica, l’Italia è sulla soglia del cartellino rosso da parecchi anni. Espelleteci senza passare dalla Var, senza rimorsi, i paesi guidati dai dittatori non possono ambire ad essere governati da una Banca Centrale. È giusto così, ce ne faremo una ragione… poi potremo pensare a cacciare noi gli europeisti di casa nostra, i burocrati nostrani, le BCE di dentro. Magari si daranno da soli all’emigrazione… perché no?

blocco studentesco 2 aprile chi è il dittatore